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Filo conduttore del lavoro è l'esplorazione del romanzo "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana", ultima e tormentatissima fatica dello scrittore. L'oggetto dell'indagine è traguardato da differenti angolature, che dovrebbero restituirne, o almeno suggerirne, la prismatica complessità, senza perdere di vista il nesso che lega, in circolo ermeneutico, le questioni generali (ad es. il riuso del poliziesco) all'esame delle singole zone testuali (ad es. lo splendido passo del ritrovamento del cadavere). La solidarietà tra i diversi saggi è anche metodologica e comporta un'attenzione privilegiata ai dati espressivi, alla rete dei rapporti intertestuali e agli intrecci, sempre molto fitti, col resto dell'opera, specie con la produzione che orbita attorno al romanzo (soprattutto Eros e Priapo). Il titolo del volume funge anche da ipotesi critica. Nella dimensione atemporale dell'inconscio, in cui gli avvenimenti per tutta la seconda parte sembrano sprofondare, lo "gnommero" invade tutti i livelli dell'esperienza, ineliminabile come il "male oscuro" della Cognizione, come il "quanto di erotia" che soggiace a individui e collettività.